La Legge n. 219/2017, entrata in vigore nel 2018, ha introdotto nel sistema giuridico italiano le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT), comunemente conosciute come biotestamento. Questa normativa consente a una persona di esprimere anticipatamente la propria volontà riguardo ai trattamenti sanitari futuri, nel caso di incapacità di decidere autonomamente. Tuttavia, nonostante la rilevanza etica e il dibattito che ne è seguito, le DAT continuano a essere poco conosciute e raramente utilizzate.

Cosa sono le Disposizioni Anticipate di Trattamento?

Le DAT rappresentano uno strumento legale attraverso cui una persona può specificare, in maniera preventiva, quali trattamenti sanitari desidera accettare o rifiutare in situazioni in cui non sarà più in grado di esprimere le proprie preferenze in modo consapevole, come nel caso di malattie terminali o di incapacità cognitiva. Queste disposizioni si applicano solo nel momento in cui la persona non è più in grado di autodeterminarsi.

Chi può redigere le DAT?

Secondo la Legge 219/2017, ogni cittadino maggiorenne e in grado di intendere e volere può predisporre le proprie disposizioni anticipate di trattamento. Non ci sono limiti di età oltre la maggiore età, né restrizioni sullo stato di salute al momento della redazione.

Quando entrano in vigore le DAT?

Le DAT diventano operative solo quando la persona non è più in grado di esprimere il proprio consenso informato. Questo significa che, finché si è capaci di decidere autonomamente, le DAT rimangono inattive. Entrano in gioco solo in situazioni di incapacità, come nel caso di malattie neurologiche o gravi traumi fisici che impediscono la comunicazione.

Cosa possono contenere?

Le disposizioni anticipate possono riguardare qualsiasi tipo di trattamento sanitario, come l’accettazione o il rifiuto di cure specifiche, terapie sperimentali o interventi chirurgici. La legge consente anche di esprimere la propria volontà riguardo a nutrizione e idratazione artificiale, decisioni che possono avere un impatto cruciale in situazioni di fine vita. Le DAT possono essere sia molto dettagliate che generiche, a seconda del grado di specificità con cui la persona intende esprimere le proprie preferenze.

Come si redigono le DAT?

Le DAT possono essere predisposte in varie modalità, mantenendo sempre la necessità di una data certa. Le opzioni includono:

  • Atto pubblico o scrittura privata autenticata davanti a un notaio.
  • Scrittura privata semplice, che può essere depositata presso l’Ufficio di Stato Civile del Comune di residenza o, in alcune regioni, presso specifiche strutture sanitarie.

In assenza della possibilità di utilizzare questi strumenti, la legge prevede che la volontà possa essere espressa anche attraverso una videoregistrazione o altre modalità che consentano di comunicare in forma alternativa.

È necessario seguire un modulo specifico?

No, la legge non prevede un modello obbligatorio per la redazione delle DAT. Tuttavia, sono disponibili facsimili o moduli online sui siti dei Comuni o tramite associazioni che promuovono l’autodeterminazione terapeutica. Nonostante la disponibilità di tali moduli, la loro compilazione non è vincolante per la validità delle disposizioni.

È obbligatorio nominare un fiduciario?

La nomina di un fiduciario è opzionale, ma fortemente consigliata. Il fiduciario è una persona di fiducia designata per rappresentare il soggetto che ha redatto le DAT nel momento in cui non è più in grado di esprimere le proprie volontà. Il fiduciario agisce come portavoce con il personale medico, assicurandosi che le decisioni contenute nelle DAT vengano rispettate.

Cosa succede se non si nomina un fiduciario?

Anche senza fiduciario, le DAT rimangono valide e il personale medico sarà comunque tenuto a rispettare le volontà espresse. Tuttavia, la presenza di un fiduciario facilita il processo decisionale, soprattutto in casi complessi in cui il medico potrebbe avere dubbi interpretativi sulle disposizioni.

Dove vengono conservate le DAT?

Le DAT sono conservate in una banca dati nazionale, istituita presso il Ministero della Salute e operativa dal 2020. Questa banca dati è accessibile al personale medico nel caso in cui il soggetto si trovi in una situazione di incapacità decisionale. Anche il soggetto stesso e il fiduciario, se nominato, possono consultare le DAT tramite SPID, CIE o CNS.

Quando possono essere ignorate dal medico?

Le disposizioni anticipate possono essere disattese solo in circostanze eccezionali, e solo se esiste un accordo tra il fiduciario e il medico, come nel caso in cui:

  1. Le DAT risultino palesemente incongrue rispetto alle condizioni cliniche attuali.
  2. Le terapie indicate non esistessero al momento della redazione e siano nel frattempo divenute disponibili, migliorando significativamente le possibilità di sopravvivenza o qualità della vita.
  3. Si riscontri un errore o un fraintendimento nella formulazione delle volontà espresse.

Perché le DAT sono ancora poco diffuse?

Nonostante la facilità di accesso e l’importanza delle DAT, la loro diffusione è ancora limitata. Le ragioni principali includono la scarsa conoscenza dell’esistenza di questo strumento, il timore di affrontare decisioni legate alla fine vita e le difficoltà burocratiche legate al deposito.

Come incentivare l’utilizzo delle DAT?

Un maggiore utilizzo delle DAT potrebbe essere stimolato attraverso campagne di sensibilizzazione rivolte al pubblico, semplificando le procedure di deposito e riducendo i tempi necessari per il riconoscimento delle volontà espresse. Questo strumento può garantire un diritto fondamentale: quello di autodeterminare il proprio percorso terapeutico, anche nelle fasi più delicate della vita.

In conclusione, le disposizioni anticipate di trattamento rappresentano un’opportunità preziosa per chi desidera esercitare il proprio diritto di autonomia decisionale, ma per diventare un mezzo più utilizzato e diffuso, necessitano di un’ulteriore spinta informativa e di un contesto più favorevole alla loro piena realizzazione.