Il consenso informato è un principio cardine della relazione tra medico e paziente, specialmente in ambito di chirurgia estetica, dove i rischi e i risultati possono variare sensibilmente. La firma su un modulo prestampato è sufficiente a garantire un consenso valido?

Questo articolo degli esperti di LDA Legal, gli avvocati specializzati in diritto sanitario e sociosanitario, esplora il tema del consenso informato in chirurgia estetica attraverso l’analisi di una recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha affrontato il caso di una paziente insoddisfatta dei risultati di diversi interventi chirurgici estetici.

Approfondiremo i requisiti di legge, la giurisprudenza rilevante e gli elementi che rendono un consenso davvero valido, con un focus sulle implicazioni per medici e pazienti.

Cosa si intende per consenso informato?

Il consenso informato è il diritto di ogni paziente di ricevere tutte le informazioni necessarie per decidere consapevolmente se sottoporsi a un trattamento sanitario. È sancito dalla Costituzione italiana (artt. 13 e 32) e regolato dal Codice Civile. Il paziente deve essere pienamente consapevole dei benefici, dei rischi e delle alternative del trattamento proposto, per poter esprimere un consenso libero, specifico e consapevole.

La mancata acquisizione di un consenso informato corretto può dar luogo a conseguenze legali rilevanti, poiché ogni trattamento sanitario non autorizzato può essere considerato un atto illecito. Tuttavia, il dibattito su cosa renda valido il consenso è ancora aperto, specialmente per quanto riguarda l’uso di moduli prestampati e il livello di dettaglio richiesto.

La sottoscrizione di un modulo prestampato è sufficiente per ottenere un valido consenso informato?

Una delle questioni più dibattute riguarda la validità di un consenso informato espresso attraverso la firma di un modulo prestampato. La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che non è la forma del documento a determinare la validità del consenso, bensì il contenuto informativo. Un modulo generico, che non specifica dettagli riguardo all’intervento, ai rischi e alle possibili complicazioni, non è considerato sufficiente. Tuttavia, come sottolineato dalla Cassazione in una recente sentenza, “non si esclude l’idoneità di un modulo prestampato qualora esso contenga informazioni dettagliate, idonee a fornire piena conoscenza della natura, portata ed estensione dell’intervento, dei suoi rischi, dei risultati conseguibili e delle possibili conseguenze negative.”

Nel caso specifico di chirurgia estetica affrontato dalla Suprema Corte, la paziente aveva firmato un modulo prestampato prima di sottoporsi a vari interventi chirurgici. Insoddisfatta dei risultati, ha avviato una causa legale, sostenendo che il consenso informato era inadeguato poiché il modulo era generico. La Cassazione, tuttavia, ha respinto questa argomentazione, ritenendo che il modulo contenesse informazioni sufficienti per consentire alla paziente di prendere una decisione consapevole.

Quali informazioni devono essere fornite per ottenere un consenso valido?

Il consenso informato deve essere fondato su un’informativa completa e comprensibile, che consenta al paziente di comprendere appieno il trattamento proposto. La giurisprudenza italiana, incluso l’importante contributo della Corte di Cassazione, ha stabilito che le informazioni devono includere:

  1. Descrizione dell’intervento: La natura e le finalità del trattamento proposto devono essere spiegate in modo chiaro.
  2. Rischi specifici e complicanze: Devono essere indicati non solo i rischi comuni, ma anche quelli rari e le possibili conseguenze negative, anche se improbabili.
  3. Alternative terapeutiche: Il paziente deve essere informato sulle eventuali alternative disponibili, specialmente se queste comportano meno rischi o sono meno invasive.
  4. Prognosi e aspettative di risultato: Occorre chiarire che non sempre l’intervento garantirà i risultati estetici desiderati, e che potrebbero sorgere complicazioni o risultati insoddisfacenti.

Nella sentenza esaminata, la Cassazione ha ribadito che “il modulo di consenso prestampato conteneva puntuali ed esaustive informazioni, tali da permettere alla paziente di valutare consapevolmente tutti i rischi correlati all’intervento”. La paziente, dunque, era stata avvertita delle possibili complicanze, incluse quelle che riguardavano un risultato estetico insoddisfacente.

Qual è il quadro normativo italiano sul consenso informato?

Il consenso informato trova il suo fondamento in diversi articoli della legge italiana:

  • 32 della Costituzione Italiana: Stabilisce che “nessun trattamento sanitario può essere imposto se non per disposizione di legge”, garantendo il diritto del cittadino alla tutela della salute.
  • Codice Civile, Art. 2043: Prevede la responsabilità civile per chiunque cagioni un danno ingiusto, il che implica che un trattamento eseguito senza consenso costituisce illecito civile.
  • Legge 219/2017: Rafforza il principio del consenso informato come strumento fondamentale per la tutela della libertà e della dignità del paziente.

Queste norme delineano chiaramente il diritto del paziente di rifiutare un trattamento sanitario, a meno che non sia previsto dalla legge o in situazioni di emergenza. La mancata acquisizione del consenso può determinare non solo responsabilità civile, ma anche penale, qualora il trattamento provochi lesioni.

Il modulo prestampato è sempre valido?

Nonostante la sottoscrizione di un modulo prestampato possa essere valida, è fondamentale che il contenuto sia specifico e pertinente all’intervento da eseguire. La Cassazione ha chiarito che la genericità del modulo può inficiare la validità del consenso. In alcuni casi, infatti, l’utilizzo di moduli prestampati non aggiornati o non pertinenti all’intervento specifico ha portato alla responsabilità del medico.

Per esempio, se un paziente firma un modulo relativo a un intervento di liposuzione, ma si sottopone a un trattamento laser del viso, la firma apposta su quel documento non può essere considerata come un consenso valido per l’intervento effettivamente eseguito. In altre parole, il modulo non solo deve essere dettagliato, ma deve anche riferirsi esattamente all’intervento che il paziente sta per subire.

Inoltre, la Cassazione ha evidenziato l’importanza della personalizzazione del modulo. Moduli standardizzati possono essere utilizzati solo se adattati al caso concreto, includendo specifiche informazioni rilevanti per il singolo paziente e il particolare trattamento.

Quali sono le conseguenze legali di un consenso informato inadeguato?

Se il consenso informato risulta viziato o inadeguato, il medico e la struttura sanitaria possono incorrere in gravi responsabilità legali. Tra queste:

  1. Responsabilità civile: Il paziente può richiedere il risarcimento dei danni subiti a seguito di un intervento eseguito senza un valido consenso. In Italia, la giurisprudenza ha riconosciuto risarcimenti significativi in casi di consenso inadeguato.
  2. Responsabilità penale: La mancanza di consenso può configurare il reato di lesioni personali, punibile ai sensi dell’art. 582 del Codice Penale, qualora l’intervento causi danni fisici al paziente.
  3. Danno reputazionale: Un’azione legale può danneggiare gravemente la reputazione del professionista e della struttura sanitaria, con conseguenze a lungo termine sulla carriera medica.

Nel caso di chirurgia estetica affrontato dalla Cassazione, la paziente ha ottenuto un risarcimento di 6.000 euro per cicatrici evidenti derivanti dall’intervento di addominoplastica. Tuttavia, le altre richieste di risarcimento sono state respinte, poiché il consenso informato, per quanto espresso tramite un modulo prestampato, è stato ritenuto valido e completo.

Esempi giurisprudenziali sul consenso informato

Ecco le fonti per alcuni esempi giurisprudenziali sul consenso informato:

  1. Caso di rinoplastica (2021): La Corte di Cassazione, nell’ordinanza n. 18283 del 2021, ha confermato che il consenso informato non può essere generico e deve contenere tutte le informazioni dettagliate sui rischi e le complicanze dell’intervento chirurgico. In questo caso, una paziente che si era sottoposta a un intervento di rinoplastica ha sostenuto di non essere stata adeguatamente informata sui rischi post-operatori. La Corte ha stabilito che il modulo utilizzato non forniva sufficienti informazioni specifiche, rendendo il consenso inadeguato​
  2. Caso di danno da mancata acquisizione del consenso informato (2021): Nella sentenza n. 27268 del 2021, la Cassazione ha ribadito che l’omessa o inadeguata informazione riguardo ai rischi di un intervento può configurare un danno risarcibile. In questo caso, la Corte ha sottolineato che il danno derivante dalla violazione del diritto all’autodeterminazione è autonomo rispetto a quello derivante dalla lesione della salute. Se un paziente non viene correttamente informato e subisce un danno alla salute, può richiedere risarcimento sia per la lesione fisica sia per la mancata possibilità di scegliere consapevolmente​
  3. Caso di lesione del diritto all’autodeterminazione (2019): La sentenza n. 28985 del 2019 ha evidenziato l’importanza di acquisire un consenso informato dettagliato. Se l’informazione fornita è insufficiente, e il paziente subisce un danno che avrebbe potuto evitare, il medico può essere ritenuto responsabile. Il caso riguardava un paziente che aveva subito un intervento con conseguenze gravi, senza essere adeguatamente informato sui rischi specifici dell’operazione​

Questi casi dimostrano che la giurisprudenza italiana ha posto grande attenzione sulla necessità di un consenso informato completo e personalizzato, pena il rischio di risarcimenti significativi per il medico o la struttura sanitaria.

Conclusione

Il consenso informato rappresenta uno degli strumenti più importanti per garantire il diritto alla salute e la libertà decisionale del paziente. La giurisprudenza ha chiarito che un modulo prestampato non è di per sé invalido, purché contenga informazioni dettagliate e specifiche sul trattamento proposto. Tuttavia, la personalizzazione e la chiarezza delle informazioni rimangono elementi chiave per evitare contenziosi legali e garantire una corretta relazione medico-paziente. Il caso esaminato dimostra come la Corte di Cassazione continui a sottolineare l’importanza di un’informativa esaustiva, bilanciando il diritto del paziente alla consapevolezza con la tutela del medico rispetto a richieste risarcitorie infondate.

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