Le recenti ordinanze della Corte di Cassazione n. 19088 dell’11 luglio 2024 e n. 23164 del 27 agosto 2024 si sono occupate di una questione centrale per il personale sanitario che lavora su turni: come qualificare la giornata successiva allo smontare di un turno notturno. È considerata una giornata di riposo compensativo o è semplicemente un giorno non lavorativo? Questa domanda ha implicazioni importanti per il diritto del lavoratore a ricevere indennità previste dal contratto collettivo del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Cos’è lo “smonto” nel contesto del lavoro su turni?

Lo “smonto” si riferisce alla giornata successiva al completamento di un turno notturno. Nel contesto del SSN, il personale sanitario, in particolare gli infermieri, lavora spesso in turni che coprono un’intera giornata o notte, e la giornata successiva viene considerata “smontante”, ovvero una giornata in cui il lavoratore recupera fisicamente e mentalmente dal carico di lavoro gravoso del turno notturno.

La giornata “smontante” è un riposo compensativo?

Secondo le ordinanze della Cassazione, per il personale turnista che lavora su tre turni e con una settimana lavorativa di 5 giorni, la giornata successiva a un turno notturno di 12 ore (ad esempio, dalle 20:00 alle 8:00) deve essere qualificata come riposo compensativo. Questo è fondamentale poiché il riposo compensativo è concepito per permettere al lavoratore di recuperare dallo stress e dalla fatica legati alla gravosità del lavoro notturno.

Nelle cause in esame, gli infermieri avevano chiesto all’ASL di riconoscere il pagamento della maggiorazione prevista dall’art. 44 del CCNL del 1995, per il giorno successivo al turno notturno. L’ASL sosteneva che lo “smonto” non dovesse essere considerato riposo compensativo ma un secondo giorno di riposo settimanale, il che avrebbe escluso la corresponsione dell’indennità.

Cosa ha stabilito la Cassazione?

La Cassazione ha stabilito che la giornata “smontante” deve essere considerata come riposo compensativo. Questo perché tale giorno è pensato per garantire il recupero psico-fisico del lavoratore, il quale ha prestato servizio con un turno notturno particolarmente gravoso.

In particolare, la Corte ha affermato che il fine dell’indennità prevista dall’art. 44 del contratto collettivo è quello di compensare la maggior fatica e difficoltà legata al lavoro notturno svolto su tre turni. Inoltre, tale norma va letta congiuntamente con l’art. 26 del CCNL del 7 aprile 1999, che prevede adeguati periodi di riposo tra i turni proprio per garantire il recupero del lavoratore.

Qual è il significato di “riposo compensativo”?

Il riposo compensativo è un diritto previsto per i lavoratori che svolgono un’attività lavorativa particolarmente intensa e stressante, come nel caso del lavoro notturno su tre turni. Lo scopo è quello di offrire al lavoratore un adeguato periodo di recupero per ripristinare le energie psico-fisiche necessarie. Nel contesto sanitario, il riposo compensativo si rende necessario per la natura stessa del lavoro su turni, che può influire gravemente sul benessere del lavoratore.

Quali sono le implicazioni per il lavoratore?

La corretta qualificazione della giornata successiva a un turno notturno è cruciale per garantire ai lavoratori sanitari il giusto compenso per il lavoro svolto. Riconoscere questa giornata come riposo compensativo consente ai lavoratori di beneficiare dell’indennità prevista, compensando il maggiore sforzo legato al lavoro su turni.

Conclusioni

Le sentenze della Cassazione del 2024 rappresentano un importante chiarimento per la corretta applicazione del contratto collettivo nel settore sanitario pubblico, assicurando che il diritto al riposo compensativo sia riconosciuto e che i lavoratori turnisti siano giustamente compensati per il loro lavoro. Nel settore privato, tuttavia, l’indennità è legata strettamente alla prestazione lavorativa effettiva, senza riconoscimento esplicito del riposo compensativo. Questo porta a una differenza sostanziale nel trattamento dei lavoratori dei due settori.

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