Le cadute dei pazienti all’interno delle strutture sanitarie e sociosanitarie rappresentano una delle problematiche più frequenti e potenzialmente gravi, soprattutto per i soggetti anziani o con mobilità ridotta. La gestione del rischio di caduta non può basarsi esclusivamente su scale di valutazione standardizzate, come la scala Morse, ma richiede un approccio personalizzato e una rivalutazione costante delle condizioni del paziente.

Questo articolo degli esperti di LDA Legal, gli avvocati specializzati in diritto sanitario e sociosanitario, esplora alcuni esempi giurisprudenziali significativi che hanno visto le strutture sanitarie ritenute responsabili per la mancata prevenzione e gestione adeguata del rischio di caduta, con citazioni precise delle sentenze che ne hanno sancito la colpevolezza.

Cosa si intende per rischio di caduta del paziente?

Il rischio di caduta del paziente si riferisce alla probabilità che un paziente, a causa delle sue condizioni fisiche o del contesto in cui si trova, possa subire una caduta durante il ricovero in una struttura sanitaria. Questo rischio è particolarmente elevato tra i pazienti anziani, quelli con deficit motori o cognitivi, o coloro che si trovano in fase post-operatoria. La caduta del paziente può portare a gravi conseguenze, inclusi traumi cranici, fratture e, nei casi più gravi, morte.

Le linee guida internazionali, come quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sottolineano l’importanza di valutare precocemente il rischio di caduta per prevenire tali eventi. Tuttavia, l’efficacia della prevenzione dipende non solo dall’uso di strumenti di valutazione standardizzati, ma anche da una riflessione clinica multidimensionale e personalizzata.

Come si effettua una corretta valutazione del rischio di caduta?

La valutazione del rischio di caduta dovrebbe basarsi su un approccio multidimensionale che consideri diversi fattori:

  • Condizioni mediche preesistenti: Patologie come il Parkinson, ictus o osteoporosi aumentano il rischio di caduta.
  • Uso di farmaci: Alcuni farmaci, come i sedativi o gli antipertensivi, possono causare vertigini o debolezza, aumentando la probabilità di caduta.
  • Capacità motorie: Valutare la capacità del paziente di alzarsi dal letto, camminare e mantenere l’equilibrio è essenziale.
  • Stato cognitivo: I pazienti con demenza o confusione possono avere difficoltà a comprendere i rischi e le misure di sicurezza.

Gli strumenti di valutazione del rischio di caduta più comuni includono la scala Morse e la scala Conley, che quantificano il rischio in base a criteri standardizzati. Tuttavia, queste scale da sole non bastano. Come indicato dalle raccomandazioni nazionali, “il risk assesment non deve basarsi esclusivamente sulla somministrazione di scale preformate e sui relativi punteggi, ma piuttosto su una riflessione multidimensionale personalizzata del paziente.”

Quali misure preventive possono essere adottate per ridurre il rischio di caduta?

Le misure preventive variano a seconda delle esigenze specifiche del paziente e del contesto clinico. Ecco alcune delle strategie più efficaci:

  1. Stimolazione e mantenimento delle abilità
  2. Monitoraggio continuo: Soprattutto durante la notte, il monitoraggio costante dei pazienti a rischio può prevenire molte cadute.
  3. Dispositivi di allarme: Sensori di movimento collegati ai letti o alle sedie possono avvisare il personale sanitario se un paziente tenta di alzarsi da solo.
  4. Ambiente e Ausili: Progettazione degli spazi e la prescrizione del giusto ausilio per il giusto paziente.
  5. Formazione del personale sanitario: Il personale dovrebbe essere adeguatamente formato per riconoscere i pazienti a rischio e per intervenire tempestivamente.

Un altro fattore cruciale è la personalizzazione dell’approccio preventivo: “L’unico metodo idoneo a prevenire le cadute in ambito ospedaliero è costituito da valutazione, ragionamento clinico e strategia personalizzata di prevenzione su quel paziente e in quel momento.”

Cosa dice la legge italiana sulla responsabilità della struttura sanitaria?

Il Codice Civile italiano prevede che le strutture sanitarie abbiano l’obbligo di garantire la sicurezza dei pazienti ricoverati. Secondo l’art. 2043 del Codice Civile, le strutture sanitarie sono responsabili per i danni causati ai pazienti se si dimostra che non hanno adottato le misure adeguate per prevenire rischi prevedibili, come le cadute. Inoltre, la Legge Gelli-Bianco (Legge n. 24/2017) ha introdotto una maggiore responsabilità delle strutture sanitarie in materia di sicurezza dei pazienti, sancendo che le stesse devono attenersi a standard di diligenza e qualità.

Quali sono gli esempi giurisprudenziali rilevanti in materia di rischio di caduta?

La giurisprudenza italiana ha prodotto diverse sentenze rilevanti sul tema della responsabilità delle strutture sanitarie in caso di caduta del paziente. Di seguito sono presentati i dettagli di alcuni casi significativi, completi delle citazioni delle sentenze che li riguardano.

Caso 1: Caduta con trauma cranico in riabilitazione – Corte d’Appello di Milano, Sentenza n. 1849/2018

Una paziente ricoverata per riabilitazione post-operatoria cadde due volte durante il ricovero. La seconda caduta, avvenuta in bagno dopo che la paziente era stata lasciata sola, provocò un trauma cranico con frattura composta. La struttura sanitaria fu ritenuta responsabile per non aver rivalutato il rischio di caduta della paziente dopo la prima caduta, nonostante fosse stato utilizzato il punteggio della scala Morse.

La sentenza n. 1849/2018 della Corte d’Appello di Milano condannò la struttura a un risarcimento di 338.898,66 euro, confermando che la gestione del rischio di caduta era stata superficiale e inadeguata. La mancanza di una rivalutazione immediata dopo il primo incidente rappresentava una grave negligenza nella gestione del rischio.

Caso 2: Mancata rivalutazione del rischio di caduta – Cassazione Civile, Sez. III, Sentenza n. 18283/2021

In questo caso, una paziente subì una prima caduta durante il ricovero senza conseguenze gravi, ma la struttura non effettuò una nuova valutazione del rischio, come prescritto dalle linee guida internazionali. Dopo pochi giorni, la paziente cadde nuovamente e riportò una frattura del femore.

La Corte di Cassazione, Sez. III, con la sentenza n. 18283 del 2021, confermò che la struttura aveva violato l’obbligo di rivalutare il rischio di caduta dopo la prima caduta. La sentenza chiarì che la scala Morse non era stata utilizzata correttamente, poiché l’aggiornamento del rischio è essenziale dopo qualsiasi evento critico come una caduta.

Caso 3: Mancata assistenza continua e responsabilità – Cassazione Civile, Sez. III, Sentenza n. 27268/2021

Un altro caso riguarda una paziente anziana che, nonostante fosse considerata a rischio elevato di caduta, venne lasciata senza monitoraggio continuo. La paziente cadde durante un trasferimento non assistito, subendo una frattura all’anca.

La sentenza n. 27268 del 2021 della Cassazione Civile stabilì che la struttura sanitaria era colpevole per la mancata adozione di misure preventive adeguate, come l’assistenza continua o l’installazione di dispositivi di allarme per pazienti a rischio elevato. La Corte riconobbe la responsabilità per negligenza, condannando la struttura a risarcire i danni subiti dalla paziente.

Caso 4: Caduta in casa di riposo e omessa informazione ai familiari – Cassazione Civile, Sez. III, Sentenza n. 28985/2019

In questo caso, una paziente ricoverata in una casa di riposo cadde e si fratturò il femore. I familiari non furono informati adeguatamente circa il rischio di caduta, e la struttura non predispose un piano di prevenzione personalizzato nonostante l’evidente stato di fragilità della paziente.

La sentenza n. 28985 del 2019 della Corte di Cassazione condannò la casa di riposo per non aver comunicato il rischio ai familiari e per non aver adottato misure preventive come spondine al letto e monitoraggio costante. La Corte ribadì che l’informazione e l’adozione di misure preventive adeguate sono essenziali per evitare la responsabilità civile in caso di caduta del paziente.

Questi casi dimostrano che la mancata rivalutazione del rischio di caduta e la mancata adozione di misure preventive appropriate possono comportare gravi conseguenze legali per le strutture sanitarie, con condanne a risarcimenti significativi. La giurisprudenza sottolinea la necessità di adottare un approccio personalizzato e continuo nella gestione del rischio di caduta, specialmente nei pazienti più vulnerabili.

Quali linee guida internazionali regolano la valutazione del rischio di caduta?

Le linee guida internazionali, come quelle emanate dall’OMS e dal National Institute for Health and Care Excellence (NICE), forniscono raccomandazioni dettagliate sulla prevenzione delle cadute in ospedale. Queste raccomandazioni includono l’importanza di un’assistenza personalizzata, la rivalutazione costante del rischio e la formazione continua del personale.

Inoltre, sottolineano la necessità di monitorare costantemente i pazienti con un rischio elevato, soprattutto durante la degenza ospedaliera prolungata, e di implementare strategie preventive su misura per ciascun paziente. Le scale di valutazione del rischio, come la Morse Fall Scale o la Hendrich Fall Risk Model, sono strumenti utili, ma devono essere integrate con un’analisi clinica più profonda e continua.

Come migliorare la prevenzione delle cadute nei pazienti ospedalizzati?

Per migliorare la prevenzione delle cadute, le strutture sanitarie devono implementare un sistema di valutazione del rischio che sia dinamico e multidimensionale. Le strategie includono:

  • Uso continuo di tecnologie innovative: L’utilizzo di sistemi di allarme e sensori può ridurre significativamente il numero di cadute.
  • Rivalutazione periodica: Il rischio di caduta deve essere rivalutato costantemente, specialmente dopo un evento di caduta o un cambiamento nelle condizioni del paziente.
  • Coinvolgimento dei familiari e caregiver: Quando possibile, coinvolgere i caregiver può fornire un ulteriore supporto nel monitoraggio del paziente.

Il concetto chiave è che la prevenzione deve essere parte di un continuum assistenziale, come sottolineato dalle raccomandazioni nazionali e internazionali: “valutazione, ragionamento clinico e strategia personalizzata di prevenzione” devono essere applicate costantemente per garantire la sicurezza del paziente.

Conclusione

Il rischio di caduta in ambito ospedaliero è una problematica complessa che richiede un approccio personalizzato e multidimensionale. Le strutture sanitarie devono attenersi rigorosamente alle linee guida e garantire che ogni paziente riceva una valutazione accurata e dinamica del rischio, adattata alle sue specifiche condizioni cliniche. Le sentenze giurisprudenziali dimostrano che la mancata adozione di misure preventive adeguate può portare a responsabilità legali significative, sottolineando l’importanza di strategie preventive personalizzate e un costante aggiornamento della valutazione del rischio.

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